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STORIE D’AMORE A FIRENZE. SPECIALE SAN VALENTINO

Se fate parte del gruppo “San Valentino? Vade retro!”, se temete le dosi eccessive di zucchero, se festeggiate piuttosto il patrono dei single San Faustino il 15 febbraio, questo articolo NON fa per voi!

Preparate fazzoletti a volontà… l’overdose di melassa è in agguato: spargerete lacrime amare per tutte le storie d’amore più romantiche e travagliate di Firenze.

Ecco la carrellata degli sdolcinati protagonisti: i tormentati Bianca e Francesco, gli immancabili Dante e Beatrice, lo sfortunato Giuliano de’ Medici e la bella Simonetta Vespucci, Vittorio Alfieri e la contessa Luisa Stolberg d’Albany, la sposa fantasma e la finestra sempre aperta, la bella moglie del pittore Andrea del Sarto e, dulcis in fundo, l’amore scandaloso tra la suora Lucrezia Buti e il  frate pittore Filippo Lippi.

Per un San Valentino tutto fiorentino!

 

Bianca e Francesco

francesco de medici   bianca cappello

Questo articolo inizia – non poteva essere diversamente! –  con la storia d’amore più famosa e struggente di Firenze.

San Valentino infatti non può non ricordarci la romantica e sfortunata storia d’amore di Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello.

Francesco, fiorentino, è sposato con Giovanna, austriaca. Bianca, veneziana, è sposata con Piero, fiorentino. … Vi siete già persi? Su, concentratevi!

Ma la famiglia di Bianca disapprova il matrimonio con il fiorentino dalla fortuna  decaduta… e, quindi, Bianca, che a dispetto del nome ha un temperamento di fuoco,  fugge da Venezia con il suo amato.

Già… amato… ma quanto dura l’amore?

Bianca passa il tempo alla finestra della sua modesta dimora in Piazza San Marco. Quale beffa del destino! Anche a Firenze c’è Piazza San Marco… solo, mancano le gondole.

Siamo nel 1563. Un giorno, alla finestra, finalmente Bianca si desta dal suo torpore,  dalla noia di chi è fuggito,  ha tutto perduto,  e non può certo passeggiare e dilettarsi nello struscio mondano fiorentino… Bianca, quel giorno, vede Francesco. È colpo di fulmine! ⚡

La loro relazione durerà 24 anni. Nel 1572, Bianca resta vedova: Piero Bonaventuri è morto in duello. Francesco, tempestivo, accoglie Bianca come dama di corte a Palazzo Pitti. Le regala un palazzo in Via Maggio (gli Champs-Elysées del ‘500, per intenderci), affrescato a graffiti da B. Poccetti e costruito da B. Buontalenti, palazzo che è collegato con un passaggio segreto a Pitti…

palazzo bianca cappello

Francesco è talmente innamorato che si dimentica che sua moglie è la sorella dell’Imperatore

Bianca, è evidente, non gode di troppa popolarità.

Nel 1578, Giovanna, incinta, cade dalle scale e muore. Di quest’orribile tragedia sarà proprio Bianca l’accusata. Ciò nonostante, proprio pochi giorni dopo la morte della moglie, in gran segreto, Francesco si risposa. Il matrimonio verrà reso pubblico solo nel 1579.

Bianca e Francesco vivranno (poco) felici e contenti fino al 1587. Alternano momenti d’amore alla Villa di Pratolino e a Poggio a Caiano; Bianca pazientemente aspetta Francesco, ossessionato dagli studi alchemici; Bianca sempre pazientemente sopporta il fratello di Francesco, il cardinale  Ferdinando, che odia la nuova cognata.

Bianca è sterile, purtroppo: si vedrà costretta a spacciare per suo il figlio che Francesco aveva avuto da una domestica, Don Antonio. Non sembra,  effettivamente,  una storia romantica, di quelle a lieto fine, degna cornice di San Valentino. Anzi. È una storia un po’ shakespeariana,  che si conclude anche peggio. Ma è proprio nell’amore tragico che l’umanità,  da sempre, ama crogiolarsi: Romeo e Giulietta,  Paolo e Francesca, Tristano e Isotta. L’elenco potrebbe essere molto più lungo…

Nel 1587, Bianca e Francesco invitano il cardinale Ferdinando a Poggio a Caiano per un’amichevole battuta di caccia. I due si rendono conto, in realtà, che è necessario garantire la discendenza della casata. Non avendo eredi, il parente più prossimo è proprio Ferdinando.

Il 19 ottobre 1587, a seguito della battuta di caccia, Francesco inaspettatamente muore. 11 ore dopo, lo raggiunge Bianca. È stato scritto di tutto: che Ferdinando li aveva avvelenati per il trono, che Bianca aveva pensato di avvelenare Ferdinando ma che inavvertitamente aveva intossicato Francesco e che per scontare la sua colpa decide di suicidarsi, che semplicemente avevano la febbre a causa dei giochini alchemici di Francesco, che si era intossicato con i suoi esperimenti….

Non lo sapremo mai.

Sappiamo solo che, come tutte le storie romantiche e tragiche che si rispettino, i due innamorati morirono insieme ma giacciono separati : lui, con la prima moglie, nelle cappelle medicee; lei, le cui spoglie sono andate perdute, forse riposa in una chiesina a Poggio a Caiano. Non lo sappiamo… ma il vero amore va oltre alla conoscenza.

Bianca e Francesco si sussurravano parole d’amore nella Grotta Grande di Boboli,  all’ombra iridescente dell’acquario variopinto. Vi fluttuavano pesci colorati che riflettevano i colori del tramonto, mentre una pioggia leggera lenta colava nelle cavità della grotta,  lungo le pareti affrescate.  Gli amanti, come Paride ed Elena,  vagabondanti amoreggiavano,  nella solitudine silenziosa della Grotta del Buontalenti. 

grotta grande boboli

La statua dell’Abbondanza nel Giardino di Boboli, scolpita da Giambologna e Pietro Tacca, è probabilmente il ritratto di Giovanna d’Austria, prima moglie del Granduca Francesco I de’ Medici. Avrebbe dovuto essere collocata su una colonna a Piazza San Marco… proprio là dove Francesco aveva conosciuto Bianca Cappello… la sua futura seconda moglie!…

statua dell'abbondanza

 

Dante e Beatrice

beatrice

Dante Alighieri conobbe Beatrice Portinari alla festa di Calendimaggio del 1274, come ci racconta Boccaccio. E’ Dante stesso, invece, nelle Rime, a fornirci una descrizione della sua amata: indossava un abitino rosso sangue. Fu amore a prima vista… ma è da ricordare che Dante nacque nel 1265, pertanto nel 1274 aveva solo 9 anni!!! Il numero 9 è profetico e simbolico nella vita e nell’opera di Dante ed assume evidente significato allegorico. Beatrice era la figlia di Folco Portinari, il fondatore dello Spedale di Santa Maria Nova, inaugurato nel 1286 (tuttora esistente e funzionante). Sposò Simone de’ Bardi, al quale diede sei figlie. Morì in giovane età, nel 1290, facendo sprofondare Dante nello sconforto.

Sembra incredibile a dirsi per due vicini di casa, ma le occasioni di vedersi all’epoca erano esigue. A Firenze vigeva infatti una rigida separazione dei sessi, pertanto, non appena una bambina entrava nella fase della pubertà, la famiglia si guardava bene dal chiuderla in casa e, come diremmo oggi, buttare via le chiavi. Beatrice si sposò a diciassette anni, pertanto, in quanto moglie, le era concesso di uscire. Fu in questa occasione che Dante la rivide, prima che lei si spegnesse prematuramente.

Tutti sanno che Dante si sposò con Gemma Donati, che la lasciò a Firenze durante il suo esilio dal 1302 al 1321, ma forse pochi ricordano che Dante ebbe da Gemma 4 figli, Piero, Jacopo, Giovanni e Antonia. Quest’ultima raggiunse il padre in esilio a Ravenna, dove prese i voti presso il monastero di Santo Stefano dell’Uliva. Chissà cosa dissero in famiglia quando seppero che aveva preso i voti con il nome di Suor Beatrice.

Da non perdere a Firenze la Chiesa Santa Margherita de’ Cerchi, detta più affettuosamente la Chiesa di Dante e Beatrice. Qui, teatro dei loro incontri (da lontano!) è sepolta la Portinari, insieme alla nutrice Monna Tessa.

chiesa di dante

 

Giuliano de’ Medici e Simonetta Vespucci (… e Sandro Botticelli, il terzo incomodo)

giuliano de medici  tomba botticelli simonetta vespucci

Il 26 aprile 1478 moriva assassinato nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze Giuliano de’ Medici. Lo pugnalarono 19 volte Francesco Pazzi e Bernardo Bandini Baroncelli. Francesco fu catturato e condannato a morte il giorno stesso. Bernardo fuggì dall’Italia ma poco tempo dopo venne scovato a Costantinopoli e trascinato a Firenze. Vestiva ancora alla turca quando lo uccisero.

Giuliano de’ Medici (1453 – 1478), fratello minore di Lorenzo il Magnifico, era scapolo: si sarebbe dovuto sposare con la nobile Semiramide Appiani ma gliela soffiò il cugino del ramo cadetto, Lorenzo di Pierfrancesco. Risulta un po’ insolito, effettivamente, che, a 25 anni suonati di età, Giuliano ancora non fosse convolato a nozze… probabilmente era in vista per lui la porpora cardinalizia?

Giuliano ebbe però un grande amore: la celeberrima Simonetta Vespucci, musa di Sandro Botticelli, morta di tisi a soli 23 anni.

Simonetta Cattaneo nacque a Genova nel 1453, stesso anno di Giuliano, e morì nel 1476 a Firenze, due anni prima di lui. Si sposò appena sedicenne con Marco Vespucci, cugino del famoso Amerigo Vespucci, che ebbe il merito di individuare nelle Indie scoperte da Cristoforo Colombo un nuovo continente, al quale diede proprio il suo nome.

Il 29 gennaio 1475 si svolse un torneo in Piazza Santa Croce. Si trattava di uno degli eventi mondani più divertenti e glamour di Firenze. Il torneo era stato organizzato da Lorenzo il Magnifico, il fratello maggiore di Giuliano, per celebrare l’accordo di pace tra le potenze italiane. Del torneo resta la celebre testimonianza del letterato Agnolo Poliziano nel componimento “Stanze per la giostra”, che fu spunto per opere celeberrime di Sandro Botticelli, conservate alle Gallerie degli Uffizi a Firenze. I partecipanti al torneo lottavano per ottenere un premio molto ambito: si trattava, infatti, del ritratto della bella Simonetta.

Indovinate un po’ chi vinse il torneo?

Vestito lussuosamente e provvisto di un magnifico stendardo dove trionfava il volto di Pallade (Simonetta Vespucci) intrecciato ai rami d’ulivo (impresa di Giuliano) con il motto “la sans par”, la senza pari, Giuliano sbaragliò gli avversari e si aggiudicò l’agognato ritratto.

Ma Simonetta ahimè morì presto, e Giuliano cadde in una profonda tristezza. Ciò nonostante, fece in tempo ad avere un figlio illegittimo da Fioretta Gorini: Giulio. Crebbe con i suoi cugini, i figli di Lorenzo il Magnifico. Nel 1523 sarebbe diventato Papa Clemente VII, lo scandaloso papa del Sacco di Roma, il papa che incoronò Carlo V a Bologna e che combinò il matrimonio tra Caterina de’ Medici e Enrico II di Francia.

Dove andare in pellegrinaggio amoroso a Firenze alla ricerca di Giuliano e Simonetta? Giuliano de’ Medici è sepolto nella Sagrestia Nuova alle Cappelle Medicee, mentre Simonetta Vespucci nella chiesa di patronato della famiglia del marito, Ognissanti. Con… un altro! Già, perché Simonetta aveva tanti ammiratori… tra cui lo stesso Sandro Botticelli, che chiese, alla morte della musa che gli aveva ispirato i capolavori degli Uffizi, “di essere sepolto ai suoi piedi”. E così, quando morì nel 1510, Sandro fu accontentato: riposa, infatti, nella chiesa di Ognissanti (non proprio ai piedi di Simonetta, ma sicuramente più vicino a lei di quanto non lo sia Giuliano!).

 

Vittorio Alfieri e la contessa Luisa Stolberg d’Albany

Tra queste spudorate dichiarazioni d’amore degne dei baci Perugina, quale scegliereste tra: “La mia unica donna”, “La vita della mia vita”, “La dolce metà di me stesso” e “La persona che ho sovra ogni altra cosa venerata ed amata”? Si tratta delle parole di Vittorio Alfieri (1749 – 1803), amante della contessa Luisa Stolberg d’Albany (1752 – 1824).

Moglie di Carlo Edoardo Stuart, pretendente giacobita al trono d’Inghilterra, la contessa si trasferì a Firenze nel 1777, dove conobbe il giovane scrittore. Così ce la descrive Vittorio: “Un dolce foco negli occhi nerissimi accoppiato (che raro addiviene) a candidissima pelle e biondi capelli davano alla di lei bellezza un risalto, da cui difficile era di non rimanere colpito o conquisto”.

Nel 1788, la contessa restò vedova. Dopo un soggiorno in Francia, allo scoppiare della rivoluzione Vittorio e Luisa ripararono a Palazzo Gianfigliazzi, a Firenze. Qui Luisa riunì un circolo di intellettuali ed artisti, e intrecciò una sorta di menage-à-trois neoplatonico con lo scrittore Alfieri e il pittore francese François-Xavier Fabre.

Nel 1803, Vittorio Alfieri morì. La tomba più bella della Basilica di Santa Croce fu scolpita da Antonio Canova su commissione della contessa Luisa Stolberg d’Albany nel 1810 e contiene le spoglie del drammaturgo Vittorio Alfieri, autore del “Misogallo”, celebre trattato anti francese.

vittorio alfieri luisa contessa d'albany tomba santa croce

 

La sposa fantasma e la finestra sempre aperta

Tanti, tanti anni fa (nel Cinquecento), in una terra lontana lontana (Firenze), viveva una giovane fanciulla che si sposò con un nobile di Palazzo Grifoni. Vivevano nel palazzo della di lui famiglia in Piazza Santissima Annunziata ed erano felici e innamorati. Ma la loro gioia durò poco: il nobile dovette partire improvvisamente per la guerra. L’amata sposa contemplò dalla finestra il cavaliere che si allontanava lentamente…

Passarono i giorni, e la sposa fedele ricamava, al lato della finestra, sempre in attesa del ritorno del prode marito. Passarono le settimane, poi i mesi, poi gli anni… ma la finestra era sempre aperta, e la sposa aspettava.

Aspettò così a lungo, poverina, che morì. La famiglia affranta preparò la veglia funebre per il corpo della defunta sposa, morta d’amore e d’attesa. Ma qualcuno osò chiudere la finestra… una furia spettrale si impadronì della stanza: il vento spazzò via tutti i suppellettili, i mobili si spostarono, un sibilo fischiava terribile… così la famiglia non osò mai più l’affronto verso la sposa fantasma.

A distanza di secoli, infatti, la finestra di Palazzo Grifoni, oggi Budini-Gattai, è sempre aperta.

Lo sposo potrebbe tornare… e noi siamo romantici.

 

La Fede di Andrea del Sarto

lucrezia del fede

Egli è pur da dolersi de la fortuna, quando nasce un buono ingegno e che e’ sia di giudizio perfetto nella pittura e si facci conoscere in quella eccellente, con opere degne di lode, vedendolo poi per il contrario abbassarsi ne’ modi della vita e non potere temperare con mezzo nessuno il male uso de’ suoi costumi”.

Così scriveva Giorgio Vasari a proposito del maestro Andrea del Sarto (1486-1530) da lui definito “pittore senza errore”, anello di congiunzione tra il Rinascimento e il Manierismo, ma tanto talentuoso nell’arte quanto un impiastro in amore.

Vasari, infatti, lo rimprovera: “Se avesse atteso a una vita più civile et onorata e non trascurato sé e i suoi prossimi, per lo appetito di una sua donna che lo tenne sempre e povero e basso, sarebbe stato del continuo in Francia, dove egli fu chiamato da quel re che adorava l’opere sue e stimavalo assai (…)”.

Insomma, la moglie Lucrezia di Baccio del Fede si rigirava Andrea del Sarto come un calzino. Sposata con un berrettaio di Via San Gallo, civettuola con tutti, Lucrezia restò vedova. Andrea non si fece sfuggire l’occasione e agguantò Lucrezia, facendone la sua sposa: ignorava che sono sempre le donne che scelgono l’uomo che le sceglierà

Lucrezia gli amministrava le finanze – che tratteneva per sé, a dispetto dei figli – e maltrattava i garzoni di bottega: ciò nonostante, prese a comparire in tutti i dipinti e gli affreschi di Andrea del Sarto, sotto forma di allegoria, celata da santa o da madonna fiorentina. Fu per colpa sua, insiste Vasari, che Andrea del Sarto, invitato a corte da Francesco I, re di Francia, fece prematuramente rientro a Firenze: non poteva resistere alle lettere ardenti di Lucrezia, a casa ad aspettarlo con impazienza… Ma il re di Francia aspettava il suo pittore, che gli promise che sarebbe venuto, un giorno, portando con sé la moglie… ahimè, non venne mai. Le grinfie di Lucrezia non si allentarono. E Andrea visse a Firenze, con discreto successo (non lo stesso trionfo che avrebbe avuto in Francia!), fino al 1530, quando morì di peste. E Lucrezia? Giorgio Vasari scrisse: “Laonde, postosi in letto giudicatissimo e la donna sua impaurita, credendo ch’e fussi ammalato di peste, il più ch’ella poteva li stava lontana. Per il che Andrea senza essere visto, miseramente dicono che si morì, che quasi nessuno se ne avide”.

 

La suora Lucrezia Buti e il frate pittore Filippo Lippi

Ma a San Valentino non può che trionfare il lieto fine.

C’era una volta un frate pittore che divenne priore di un convento femminile. Tra le suore, impossibile non accorgersi della bellezza soave , incantevole e celeste della suora Lucrezia Buti. Il frate pittore s’innamorò dell’avvenente suora… nacquero due bambini . Lo scandalo li costrinse alla fuga!… Ma, improvvisamente, intervenne Cosimo il Vecchio, grande amico del frate pittore, che si occupò di riscattarne il prestigio nella società.

Il frate pittore e la sua bella Lucrezia Buti vissero così felici e contenti con i loro figlioli… e uno di loro, Filippino Lippi, divenne pittore, qualche anno più tardi.

 

Buon San Valentino da My Flora Guide

Dopo questo trionfo d’amore, non mi resta che augurarvi di passare un buon San Valentino in compagnia di chi più amate.

Quando emergerete dal vostro stato di torpore amoroso, ricordatevi di fare colpo sul vostro amato prenotando una visita guidata ad hoc.

Per informazioni, scrivete a Cupido… anzi no, scusate, scrivete sempre a: info@myfloraguide.com… A volte funziona! 😉

 

 

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